lunedì 28 ottobre 2024

Una poesia… di Patrizio Caramaschi

 


Una poesia scritta, letta
e vissuta è musica
per il cuore, genera amore
e toglie un po’ il dolore…
Una poesia è una lacrima
sul volto nata da un cuore
nella gioia, gioia che non può essere
espressa perché al primo apparire
è fatta sparire…
È repressa e cessa
perché invano
è liberata per ogni umano
che vive sulla terra,
fratello se non fa mai guerra,
anzi condivide con il proprio
cuore il frutto dell’amore
aiutato da nostro Signore…
Gioia che se scoppia,
toglie i colori dal “pennello”
che ha colorato tutto il mondo,
nel profondo a volte immondo
… lasciamoci colorare
di nuovo di colori nuovi e vivi
da ravvivare ciò che è scolorito e
da tempo impoverito…
La gioia colora il volto,
lo sguardo è interessato
non al tuo peccato
e nemmeno al passato,
vede solo il presente
dove ogni ombra è assente,
tutto è luminoso lasciamo
perdere le zone corrose…

©2024 Patrizio Caramaschi PremioParoleNuove AnimaDiVento







Il tempo rende evanescenti Di Maria Gaia Chesterfield

 

Hai ragione, il tempo rende evanescenti.
Le luci sembrano illuminare zone d'ombra della memoria e del cuore e i fatti, quelli realmente accaduti, acquistano toni forti o sfumature delicate, a seconda del momento in cui vengono richiamati a rivivere.
È tutto un nascere e morire, o dormire e svegliarsi, o ancora, una trasformazione attraverso le varie esistenze.
Non c'è tempo né spazio e gli infiniti riflessi di luce mostrano chi e cosa possiamo essere, solo se e quando scegliamo d'essere.
Hai ragione, in fondo, il tempo rende evanescenti.

(Jaia Mary Chesterfield da "Sam")


©2024 Maria Gaia Chesterfield PremioParoleNuove AnimaDiVento




Nonna Maria e la pettinissa Di Giovanna Malara Restuccia

 


Con calma e senza fretta, come di chi non insegue più il tempo, ogni giorno all'albeggiare della luna, davanti ad un vecchio specchio, Nonna Maria scioglieva le sue lunghe trecce d'argento... Tra i capelli, un cròbilo d'oro ed una pettinissa d'avorio...
Negli occhi teneva pezzi di cielo, minuta ed incantevole, come una Bambolina di porcellana dell'ottocento..
La guardo ancora nei miei ricordi come se stessi ammirando nella sua vecchiaia l'ottava meraviglia del mondo...
Dentro la sua sottana di pizzo, profumava di mobile antico...
La sua pelle, di essenza di cera d'api, ormai dal tempo raggrinzita come creta secca del simeto...
Se pur pesanti i suoi 90 anni, le sue mani morbide nelle carezze, suonavano armonia coi fili dei capelli... ogni sera, prima di concedersi alla notte si faceva sempre bella...
Poi, ancor prima che cantasse il gallo, mentre il sole pigro dormiva dietro le montagne, Nonna Maria, tornava davanti al suo vecchio specchio, e dopo un paio di colpi di spazzola, con calma e senza fretta, intrecciava nuovamente quei fili d'argento e su quel cròbilo d'oro infilava con cura la sua pettinissa d'avorio...
Riprendeva a farsi bella per il giorno che l'attendeva , salutando il nuovo raggio di sole con una antica preghiera.
E così, fino alla fine dei suoi giorni...
Mi rimangono di lei qualche foto tra i cassetti, una pettinissa sul mio comò, pochi momenti di vita dentro al cuore, e quelle mani vissute delicate nelle carezze ancora sul mio viso.
24/10/2024

©2024 Giovanna Malara Restuccia (S77M) PremioParoleNuove AnimaDiVento



Riprendiamo il contatto Di Maria Pashianti Scalzo

 

Riprendiamo il contatto
Ma non chiedere come.
Tu sai bene dove devi guardare.
Là, nel fondo del cuore.
Proprio al centro,
con sguardo sicuro.
Riannodiamo quei fili strappati.
Riprendiamo il discorso interrotto.
Uomini che parlano
parole senza ascolto.
Sguardi secchi.
Slabbrate immagini
di un sogno svanito.
Navi in secca
senza porto sicuro.
Riportiamo il respiro
alla Madre.
Ritroviamo l’abbraccio scucito.
Ricuciamo gli strappi.
Riprendiamo il contatto.

©2024 Maria Pashianti Scalzo PremioParoleNuove AnimaDiVento




OMAGGIO AL PASSATO SEMPRE PRESENTE Di Arturo Pucci

 


Mentre andavo dallo Ionio sul Tirreno,
ho notato un giovane che andava come un treno.
Camminava saltellando come una molla,
con i lunghi capelli attorcigliati come una cipolla.
Mi tornano alla mente le grandi, nobili donne greche,
quando sull'Agorà si mostravano fiere e beate.
Anche loro con stile portavano i capelli a cròbilo,
mostravano ai filosofi la loro stupenda nobiltà.
Con i loro lunghi capelli creavano una cipolla,
col capo al vento e il nobil corpo allietava la folla.
Le nobildonne erano fiere di mostrare la loro chioma,
l’avevano imparato anche le donne dell’antica Roma.
Il cròbilo anche a Roma era conosciuto come Cipolla,
a ragione mostravano che la loro bellezza non molla.
In special modo quando da Roma si spostavano,
alle belle donne piaceva mostrare quanto valevano.
Alla fin fine, cròbilo o cipolla che differenza fa,
le belle donne sia Greche che romane erano sempre là.
Nell'Agorà che in Colosseo erano sempre molto belle,
oggi con o senza Cròbilo splendono come stelle.


©2024 Arturo Pucci PremioParoleNuove AnimaDiVento




Crobilo Di Caterina Massaiu

 

Crobilo (Sì a te che sei quI)

Severa ma non altera,

la tua crocchia

sostenuta da forcine nascoste mi attira da sempre.

Precisa e Composta da fili di neve antica,

da quell’argento che richiama ogni mio senso

Ti osservo e con noncuranza

per non turbare il tuo impegno

Nell’infilare seppur con fatica L’ago

del nuovo ricamo

Quasi non respiro e Penso

Al tuo estro che

con le tue quasi novanta primavere

Ci Regali con diligenza e perseveranza.

(Ariele57)


©2024 Caterina Massaiu PremioParoleNuove AnimaDiVento




CROBILO di Concetta La Placa


Ricorderai il mio crobilo
in una notte di novembre
quando fuori la nebbia era fitta
e il vento del nord spazzava via,
per sempre le foglie morte.
Ricorderai quella mia treccia fitta,
che mi sciogliesti lentamente, con delicatezza, per rendermi ancora più sensuale,
mentre ardevamo di desiderio in quella oscurità d’amore.
Ricorderai che fu una notte
in cui il fuoco arse senza sosta.
Testimoni muti furono solo le stelle
e la luna, eppure quella tenebra
non vide mai il mattino.
Ora, io e te siamo solo meteore d’amore disperse in un cosmo
fitto di nebbie, che non ci appartiene più.
Vaghiamo eternamente nel nulla,
come quei giorni che non sono più.


©2024 Concetta La Placa PremioParoleNuove AnimaDiVento



AnimeDiVento

di Annamaria Vezio