giovedì 7 marzo 2024

Commento di Mauro Montacchiesi a "Quaranta carte" di AnnamariaVezio

COMMENTO BREVE
(Mauro Montacchiesi)
Una percezione di intimo e raccolto dolore intride la lirica.
È intonata con mesti sentimenti di dolore per le cose perdute, per le occasioni mancate, emotivamente avvertibili già dai versi iniziali.
I protagonisti della poesia sono personaggi in età avanzata.
Vivono il fluire del tempo giocando a carte.
La loro descrizione, con dovizia di particolari, comunica che essi avvertono la condizione preoccupante del loro abbandono.
Recepire quello che non può essere cambiato si evidenzia come segno di maturazione emozionale.
I versi si manifestano fondati su una costruzione compatta e la preferenza delle allegorie richiama con incisiva limpidezza ed energia lo sfondo del passatempo tra amici attempati.
I toni cromatici e le carte da gioco generano gli effetti voluti.
Pervengono agli obiettivi discorsivi della Vezio, integrando intimità al contenuto.
È sulla fragilità della vita dell’Uomo.
È sulla sensibilità che la lirica elicita a meditare.
Altresì, sulla cognizione del prossimo e dell’universo circostante;
sulla coscienza della personale etica.
Perfino sulla virtù e l’importanza dell’esistere, escludendo riserve o confini, in qualsiasi istante.
La poetessa è eccellente maestra nell’incalzare le stringhe delle emozioni.
Vi riesce con sublime concinnitas letteraria.
In maniera eccezionale, grazie alla sua esclusiva intensità di pensiero.

Quaranta carte
Seduti in un cerchio
nelle mani un ventaglio
di carte colorate
fiori picche e quadri
e cuori
Cuori solitari
che sfilano dalle mani
i colori bui
della tristezza dell’età
i rossi scarlatti
lampi di passioni passate
Capi canuti
chini sul tavolo da gioco
occhi rimpiccioliti
dalle rughe del tempo
e dai disegni pesanti
lasciati sulle mani
nocche sporgenti
sotto il velo di pelle
consunta dagli anni
Seduti in un cerchio
amici da sempre
giocano ancora alla vita
tra un riso e una disputa
fiori picche e quadri
e cuori
il rosso del fuoco
che ancora riscalda
il nero del buio
del domani
che forse non ci sarà
Ma non si curano dell’incerto
i miei amici ottantenni
continuano il gioco
la vita è un gioco
non importa se domani
uno di loro
non siederà nel cerchio
Ognuno sa
che domani forse
non ci sarà
E giocano in un cerchio
nelle mani un ventaglio
di carte colorate
fiori picche e quadri
e cuori.
©2007IlMondoDiAinVoloAnnamariaVezio



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