Ho smosso zolle di vita arcigna
ripulendo con fatica animale,
sterco di pianto,
gramigne al sole.
Sradicato ortica
fiorita sui calici dei miei sorrisi,
repellente carezza
infida prateria.
Pregato come pagana il Dio dei venti
purché disperdesse
i miei soffioni di malinconia.
Implorato come radice di quercia
il Dio della pioggia
finché mondasse la mia terra
dai rancori e dalle bruttezze.
Acceso lumi
su ogni nuovo solco arato,
pronto a vergine semina
chiedendo venia al Sole.
E risplende di Venere beltà
il mio sguardo,
come faro per la tua notte,
come luminoso fiore di luna
rinato su foglie di assenzio.
Oggi serenamente ti mieto
il mio vissuto pianto e goduto,
con l'aratro della poesia
educandoti a non morire
prendendoti per mano.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.