venerdì 10 febbraio 2023

Desìdia- facile apparire Di Vincenzo Lagrotteria

 


Desìdia- facile apparire
Anche se oggi giorno la salute non mi accompagna, scrivo i miei pensieri, per evidenziare la sfacciataggine dell’indifferente, mi è deludente; sfogo col sentimento e con la mente nell’interpretare le parole, che il mio cuore vorrebbe poter urlare. E’ facile sognare di vivere nella quiete quotidiana; quel che manca nella vita si sogna, ed in bocca poi resta l’amaro, sempre di più amaro. L’animo si ribella con non poca sofferenza, mentre la vita scorre in silenzio seguendo il tempo. La realtà che opprime non è altro che “Desìdia, miseria d’animo”. E quando per pigrizia o negligenza o per pusillanimità ciò che si potrebbe fare per il bene del prossimo, si pensa ma non si fa mai, la ragione si ribella. Ora mi è difficile pure scrivere: poiché sento in me l’importanza di essere, e non di apparire, “l'uomo per com'è giudica e quel che tiene nel cuore semina”, Non voglio nulla di diverso più di quanto la vita mi ha elargito, consapevole che in questo mondo, forse sono un po' stupido, o forse anche troppo di cuore buono, purtroppo è l'unico che ho, un po' duole un po' ama: ama ciò che gli occhi vedono piacevole per amare, duole quando l’udito sente l'ingiusto e la ragione apprende. Potrei pure per molti o per qualcuno essere un numero o anche nessuno, non mi meraviglierei se codesti fossero quegli esseri (Desìdia); miseri d’animo, indolenti al bisogno altrui. Questi sono importanti, superbi, indifferenti; su questa terra abbiamo un luogo in comune, un giorno, potrei stare meglio in quel luogo vicino a questi anziché in vita a vederli o ascoltarli.
Mi chiedo spesso: perché questo Desìdia? Nel poco tempo che mi viene concesso di pensare, penso che potrei anche essere un misero uomo, pure se son convinto che fra una miriadi di esseri umani, come me altri c'è ne saranno, ma io non ne conosco e ditemi pure che sono stolto, non mi offendo, perché qui mi fermo a ragionare sul desìdia, convinto che potrei davvero essere unico, o, simile a quello stolto che asseriva convinto di aver camminato scalzo in un ruscello la cui acqua saliva e giunto che fu alla foce vi era un asino che beveva e avvedendosi della sua presenza impauritosi volò come un uccello.

©2023 Vincenzo Lagrotteria PremioParoleNuove AnimaDiVento



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